Ritardo ciclo: quando preoccuparsi

Se il ciclo è in ritardo, ci sono diverse spiegazioni possibili da prendere in considerazione e verificare.

Ragazza preoccupata

Quando iniziare a preoccuparsi per un ritardo del ciclo? Si tratta di qualcosa che certamente è capitato, almeno qualche volta, nella vita di ogni donna. Vivere con serenità i giorni in cui si aspetta il flusso mestruale è la prima regola per evitare che ansia e stress o pensieri negativi possano interferire con il meccanismo fisiologico che regola il ciclo (e che coinvolge anche alcune aree del cervello), prolungando ulteriormente il ritardo. Se sta capitando anche a te, parliamone insieme per fare chiarezza sulle possibili cause.

Prima di pensare ad un ritardo mestruale, però, è il caso di rivedere il concetto di ciclo regolare. Si definisce regolare un ciclo mestruale compreso tra i 21 ed i 35 giorni.  Ogni donna ha il proprio ritmo, che tende in genere a ripetersi mensilmente. Un eventuale ritardo, quindi, non va calcolato sui canonici 28 giorni del ciclo ideale, ma sulla durata abituale del proprio ciclo. Per questo è importante imparare a conoscersi, magari con l’aiuto di un calendario mestruale su cui annotare le date di inizio e di fine di ogni mestruazione, ed eventualmente i giorni in cui si avvertono i sintomi dell’ovulazione.

Veniamo ora a spiegare quali sono i fattori che possono determinare il ritardo del ciclo mestruale.

Il primo a cui si deve pensare, se ci sono stati rapporti non protetti, è l’inizio di una gravidanza. Per escluderlo, basta fare un test di gravidanza già dal primo giorno di ritardo delle mestruazioni. Il test delle urine che si acquista in farmacia è in grado di rilevare la presenza dell’ormone beta-hCG già 12-14 giorni dopo l’eventuale concepimento. Il risultato è sempre attendibile? Un test negativo può non essere affidabile se è stato fatto troppo presto rispetto alla data del presunto concepimento, o anche in caso di urina troppo diluita, dovuta a un’eccessiva assunzione di liquidi durante la giornata. Inoltre, attenzione alla data di scadenza stampata sulla confezione del test di gravidanza: se è scaduto, il risultato non è più attendibile. Più raro il caso di un falso positivo, che potrebbe dipendere dalla presenza di cisti ovariche o malattie epatiche.

Se, in seguito a un rapporto a rischio, si decide di prendere la pillola del giorno dopo, non dovrebbero esserci grosse ripercussioni sull’arrivo delle prossime mestruazioni, anche se molto dipende dalla fase del ciclo in cui viene assunta e dalla variabilità individuale. In caso di ritardo, quindi, è consigliabile fare comunque un test di gravidanza.

Dalla contraccezione d’emergenza a quella di routine: cosa succede quando si smette di prendere la pillola? Quello che accade all’organismo è che l’ovaio, messo “a riposo” dal contraccettivo ormonale, riprende la sua attività generando l’ovulazione già nelle prime settimane. Per qualche mese dopo l’interruzione della pillola è però probabile che il flusso si presenti in maniera diversa rispetto a come era prima, e sarà importante prestare attenzione a questo nuovo ritmo. Quando iniziare a preoccuparsi? Non è il caso di mettersi in allarme al primo mese di ritardo, ma qualora dovesse protrarsi oltre i tre mesi, sarà il caso di consultare il proprio ginecologo per valutare insieme la situazione.

Gravidanza a parte, le cause più frequenti di ritardo del ciclo sono ansia e stress, che possono essere legate a diversi aspetti della vita famigliare, affettiva e lavorativa, e portare a stati di nervosismo e malessere che influenzano negativamente il funzionamento dell’organismo. Sembra banale a dirsi, ma questo può arrivare a inibire la produzione di gonadotropine e quindi impedire o ritardare l’ovulazione, necessari per avere una regolarità mestruale. Anche il cosiddetto “ormone dello stress” (cortisolo) può influenzare l’attività dell’ovaio e alterare la regolarità del ciclo.

Quali possono essere i fattori di stress più rilevanti in questo senso? Sicuramente tanti e molto soggettivi, ma tra questi non vanno sottovalutati il lavoro su turni, soprattutto se si alternano frequentemente giorno e notte, e anche il semplice cambio di stagione. Si tratta infatti di un passaggio che comporta naturalmente una serie di cambiamenti e fluttuazioni ormonali, che possono coinvolgere anche il ciclo mestruale.

Un altro fattore di stress per l’organismo, che potrebbe essere collegato a ritardi del ciclo, è l’assunzione di antibiotici. Leggendo il foglietto illustrativo della maggior parte di questi farmaci, tuttavia, tra la lista degli effetti collaterali non compare l’alterazione del ciclo mestruale. Quel che è più probabile è che sia l’infezione in corso a stressare il corpo, che reagisce mettendo momentaneamente in pausa il ciclo per non predisporsi a una gravidanza in quella situazione di emergenza. Quando viene prescritto un antibiotico, la cosa più utile da fare per stare tranquille è chiedere informazioni chiare al proprio medico o al farmacista di fiducia, soprattutto se si assume un contraccettivo ormonale.

Anche una notevole e repentina perdita di peso corporeo può far arrivare in ritardo il ciclo.

Perdere peso e troppo in fretta, può far venire a mancare la quantità di massa grassa utile alla sintesi ormonale e di conseguenza ridurre drasticamente la quantità di estrogeni disponibili; inoltre, il cervello potrebbe registrare la situazione come una sorta di “emergenza” per cui è meglio evitare l'insorgere di una gravidanza.

Se stai seguendo una dieta dimagrante, non sottovalutare questo tipo di segnale e valuta attentamente con il tuo medico o nutrizionista il regime alimentare che stai adottando. D’altra parte, anche l’accumulo di chili in eccesso influenza l’utilizzo periferico dell’insulina, cosa che inibisce la capacità ovulatoria dell’ovaio.

E a proposito di metabolismo, da non sottovalutare c'è anche un eventuale problema della tiroide. Tra le sue funzioni, infatti, c’è quella di interferire con la produzione degli ormoni sessuali coinvolti nella regolazione del ciclo mestruale. Sia un deficit che un'iperstimolazione della funzionalità tiroidea possono dare ripercussioni sulla regolarità del ciclo mestruale e, per scoprirlo, basta un semplice esame del sangue in cui si va a dosare l'ormone TSH.

Qualora il ciclo tenda ad allungarsi sempre di più, fino a sparire del tutto, anche per mesi, accompagnandosi ad altri segni clinici, come acne, irsutismo, capelli che tendono ad essere più "grassi" o a diradarsi, si potrebbe pensare anche alla sindrome dell'ovaio policistico. Si tratta di una sindrome complessa, in cui l'ovaio tende a produrre più ormoni maschili (testosterone) che femminili (estrogeni e progesterone), responsabili dell'assenza di ovulazione e dei segni fisici tipici.

Infine, bisogna considerare anche la possibilità che l’irregolarità del ciclo indichi l’inizio della premenopausa, che può durare da tre a cinque anni e rappresenta una sorta di “anticamera” della menopausa vera e propria. La fine delle mestruazioni, infatti, non si presenta da un giorno all’altro, ma attraverso questo periodo il cui le mestruazioni possono arrivare con un mese di ritardo o più, essere più o meno abbondanti rispetto al solito, e portare con sé una sindrome premestruale più accentuata. Altri indicatori di premenopausa, oltre alle note vampate di calore, possono essere gonfiori, tensione e indolenzimento del seno, insonnia, dolori articolari diffusi ed alterazioni dell'umore.

In qualsiasi modo, un ciclo mestruale regolare rispecchia sicuramente un equilibrio psico-fisico della persona, mentre una sua alterazione è un segnale di rottura di questo equilibrio, che va colto per essere trattato e risolto.

Se vuoi saperne di più sui disturbi legati all’irregolarità del ciclo, leggi anche l’articolo in cui ti spieghiamo cosa sono amenorrea, dismenorrea e polimenorrea.

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