Le risposte alle domande più frequenti

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Perdite di sangue dopo i rapporti

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Cara A., Ho 18 anni e da qualche tempo ho notato le perdite di sangue dopo che ho un rapporto. La cosa dura da qualche mese. Il primo rapporto l’ho avuto a 14 anni ma non è stato bello. Poi ho avuto in tutto tre ragazzi, con cui sono stata bene anche se non è durata ed altre volte ho avuto perdite rosa dopo rapporto. Ho paura di fare la visita ginecologica e non ho mai fatto esami intimi. Ho paura di sentire male. Da cosa potrebbe dipendere questa perdita? Mi devo preoccupare? Lei cosa mi consiglia?

La risposta della ginecologa

Cara A., innanzitutto non sottovalutare questo sintomo, che può indicare problemi molto diversi! Per esempio la perdita di sangue dopo il rapporto può dipendere da: - “ectopia” sul collo dell’utero. I ginecologi una volta la chiamavano “piaghetta”, per via del suo colore rosso. Colore evidente, rispetto alla mucosa del collo e della vagina che è di colore rosa, quando il medico esamina il collo dell’utero mediante un dilatatore vaginale che si chiama speculum. In realtà si tratta semplicemente dello spostamento delle cellule che si trovano all’interno del collo dell’utero verso l’esterno, ossia verso la parte del collo dell’utero che si affaccia in vagina. Siccome sono cellule più vulnerabili, possono facilmente andare in conto a microabrasioni che si manifestano con la perdita di sangue. Un altro sintomo frequente che accompagna l’ectopia sono le perdite vaginali abbondanti, biancastre; - variazioni dei livelli ormonali, che causano sfaldamento irregolare dell’endometrio, la mucosa che riveste la parte interna dell’utero, specie a metà ciclo. In tal caso è quello il momento in cui le perdite si verificano più frequentemente. A volte questa perdita si accompagna a dolore ovulatorio e può essere associata a cisti dell’ovaio; - polipo del collo dell’utero: raro nelle giovani, aumenta con l’età; - lesioni pretumorali o tumorali del collo dell’utero, da papillomavirus (HPV), che causa anche le cosiddette “verruche veneree”. E’ questa la lesione in assoluto più pericolosa, da diagnosticare senza indugi e da trattare, se presente, con le opportune cure; In pratica, è indispensabile fare: - una visita ginecologica accurata: informati con le tue amiche se conoscano una ginecologa gentile e competente, meglio se al consultorio familiare; - un pap-test, esame che con un semplice prelievo non doloroso delle cellule che si sfaldano dal collo dell’utero permette di valutare se esistano lesioni pretumorali o tumorali; - un’ecografia transvaginale: esame non doloroso che consente di valutare meglio se esistano polipi dentro l’utero, irregolarità dell’endometrio oppure cisti ovariche o altre cause di possibile sanguinamento; Il ginecologo valuterà poi se effettuare ulteriori esami, quali ad esempio una colposcopia o una biopsia, un piccolo prelievo di tessuto su cui effettuare l’esame istologico, ossia una diagnosi più accurata rispetto al pap-test, a seconda di quanto emerso dalla prima visita e dai primi esami. Se il pap-test evidenzia lesioni sospette per un’infezione da Papillomavirus, il medico eseguirà anche il Vira-pap, un esame indolore che permette di individuare i ceppi dei virus che hanno causato l’infezione. Siccome esistono ceppi a basso e alto rischio per evoluzione tumorale, il conoscerli può essere utile per la prognosi e per determinare poi la frequenza dei controlli periodici da fare successivamente. Il messaggio fondamentale è di non trascurare mai un sintomo che può essere la spia di lesioni che vanno diagnosticate subito, per essere curate al meglio e senza strascichi!