Le risposte alle domande più frequenti

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Perdita della verginità e sensi di colpa

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Ho 21 anni. Sono stata educata a credere nella verginità fino al matrimonio. Da 2 anni sono fidanzata con un ragazzo stupendo. Ho compreso quanto fosse speciale, più profondo di tanti altri ragazzi superficiali che avevo conosciuto prima. Mentre fino ad allora ero riuscita a portare avanti i miei valori con estrema coerenza, non concedendo ai ragazzi frequentati nulla più del semplice bacio, ecco che all'improvviso ho pensato di aver trovato il ragazzo giusto, a cui avrei dato tutta me stessa. Dopo soli 9 mesi mi sono ritrovata a far l'amore con lui dolcemente e appassionatamente. Ho messo da parte tutto, anche un valore per me sacro, l'ho violato. All’inizio ho vissuto tutto così felicemente. Ho cercato di prevenire le paure con la pillola. Ho lottato contro tutto e tutti, contro i pregiudizi e contro quella fede che ho ancora in me. Da qualche mese mi ritrovo con i sensi di colpa, vorrei tornare indietro e non essermi abbandonata a quell'immenso amore che ancora oggi percepisco. Il mio ragazzo è sempre tenero e dolce ma non riesce a capire cosa mi stia succedendo. Mi tormentano le parole delle persone che sostengono che se fai l'amore prima del matrimonio e ti lascerai con il tuo lui non troverai più nessuno che ti rispetti. Perché ho paura di qualcosa che mi appartiene e perché ho paura di continuare a farlo, dopo tutto questo tempo? A.

La risposta della ginecologa

Perché questa crisi così profonda e così tardiva? mi chiedi. Perché l'inconscio ci presenta sempre il conto, tutte le volte in cui agiamo sull'onda del desiderio, dell'impulso, dell'istinto, violando porte chiuse e norme interiorizzate, "contro" qualcosa o qualcuno e prima di essere interiormente pronti a fare quel passo, quale esso sia. La chiave dei tuoi sensi di colpa tardivi, A., sta forse proprio in quel "contro" che ritorna così tante volte nella tua lettera. I sensi di colpa, nascono dal nostro “giudice interiore”, che Freud chiamava “Super Io”. Le regole che questo giudice segue sono basate sugli insegnamenti che abbiamo ricevuto, dai nostri genitori ma anche attraverso la religione, se ne professiamo una, e dalla società in cui viviamo. Quando andiamo contro queste regole, prima o dopo il giudice interno alza la sua paletta rossa, e attiva i sensi di colpa. Questo succede più frequentemente quando i nostri gesti sono dettati più, o comunque molto, dalla spinta "dimostrativa", come forse hai fatto tu, andando “contro tutto e tutti”. Quando ci mettiamo in una dinamica oppositiva rispetto a quello che abbiamo creduto e vissuto fino a poco tempo prima. Quando la trasgressione ci attrae con una promessa di gioia e di felicità, soprattutto carnale. In tutte queste situazioni si attivano dentro di noi percorsi complessi, misteriosi e silenziosi che possono farsi sentire anche dopo mesi o anni dal fatto in questione. Attenzione: i sensi di colpa non sono necessariamente negativi, anzi! Il confrontarsi con le norme e le regole che ci sono state date comporta l'assunzione di responsabilità anche rispetto alla trasgressione. Il vivere una parte di sé che ci sembra - ed è - essenziale contiene uno straordinario potenziale di crescita, di maturazione, di conoscenza di sé e della vita. Non entro nel merito di questa sacralizzazione della verginità, che hai (o avevi) e che rispetto. Piuttosto, mi sembra importante riflettere sul significato più generale della trasgressione "contro", così frequente nella giovinezza. Quei sensi di colpa sono allora parte della dinamica "espiativa" che si attiva tutte le volte in cui trasgrediamo una norma che credevamo inviolabile. Come se si dovesse “pagare un prezzo”, in termini di sofferenza interiore, per aver osato trasgredire. I sensi di colpa possono anche non comparire subito, perché bloccati, o inibiti, dalla felicità dell'esperienza. Ma si insinuano insidiosi con la determinazione del creditore che presenta il conto e ne esige il pagamento, a festa finita. Quali funzioni svolgono i sensi di colpa? - appagano il nostro bisogno inconscio di espiazione, per la trasgressione compiuta; ci costringono a riverificare la verità o il valore del passo compiuto; - sottolineano il legame profondo con chi ci aveva dato quelle regole (famiglia, gruppo sociale, Chiesa); - ci obbligano a ridimensionare l'opinione perfetta che avevamo di noi, in quanto osservanti virtuosi; - ci tormentano con il fantasma dell'abbandono e dell'insicurezza, dopo la trasgressione (paura di cui è sommo paradigma la cacciata dal Paradiso). I sensi di colpa rappresentano comunque una fase necessaria, nel passaggio da regole imposte dall'esterno (chiamate "eteronome"), a regole "autonome", che decidiamo di (ri)scegliere o meno in base alla nostra coscienza. Cara A., credo che tu possa vivere costruttivamente questa crisi se: - ne comprendi il senso rispetto alle tue scelte; - non ti fai spaventare da quelle minacce interiori di abbandono (per fortuna, la scelta del partner oggi dipende da valori più profondi e importanti di un pezzetto di pelle, ancorché strategico); - riconosci la sostanziale autenticità di quella scelta di vivere un’intimità completa e appagante con il tuo ragazzo, e continui a vivere la bellezza in un rapporto di affetto e di amore profondo. Ci vuole coraggio per essere se stessi, A., anche nella trasgressione. Purché ci sia verità di sentimenti e la ricerca sincera di essere compiutamente se stessi, come hai cercato di fare tu. Stai serena.