Isterosonografia: che cos’è

Si tratta di un esame delle tube che può essere utile in caso di infertilità. Vediamo quando è utile farlo e come si svolge l’esame

esame isterosonografia

In questo articolo:

Quando potrebbe capitare di dover fare una isterosonografia? Se dopo circa un anno di ricerca di un figlio non c’è ancora stato concepimento, pur sapendo che in quasi la metà dei casi non troveremo alcuna causa, è bene fare accertamenti più approfonditi per valutare la fertilità della coppia. Accertamenti tra cui rientra appunto l’esame delle tube denominato isterosonografia (o anche sonoisterografia).

L’infertilità, definita appunto come l’incapacità a concepire un figlio, colpisce il 15% delle coppie in età riproduttiva (ben circa 6 milioni di coppie) e rappresenta un problema sempre più in crescita negli ultimi anni. La ricerca di un figlio viene ad oggi sempre più posticipata e sono sempre più le donne che decidono di intraprendere una gravidanza in età più avanzata rispetto a prima; questo comporta sicuramente una riduzione del numero e della qualità delle cellule uovo. Del resto, anche l’inquinamento ambientale e lo stile di vita giocano un ruolo fondamentale nella fertilità e questo giustifica la riduzione progressiva della qualità dei liquidi seminali maschili, oltre che delle uova femminili. È preferibile quindi parlare oggi di infertilità combinata di coppia, poiché più fattori concomitanti entrano in causa nel rendere la ricerca di un figlio talvolta così difficoltosa o addirittura impossibile.

L’infertilità si definisce primaria, se la coppia non ha mai avuto figli e non è mai stata in grado di concepire; viene invece definita secondaria quando la coppia ha avuto precedenti gravidanze, comprese quelle eventualmente interrotte.

Si ritiene attualmente utile procedere con esami specifici per indagare le cause dell’infertilità dopo una ricerca della prole di almeno un anno, se la donna ha meno di 35 anni; qualora la donna avesse invece più di 35 anni, si preferisce non aspettare oltre i 6 mesi.

Vediamo quali sono gli esami utili per cercare le possibili cause di infertilità

L’uomo deve raccogliere il seme, che viene analizzato mediante lo spermiogramma, esame che permette di rilevare il numero, la motilità e le forme normali degli spermatozoi.

La donna deve fare una valutazione ormonale, mediante prelievo del sangue eseguito in fasi diverse del ciclo mestruale, per indagare la riserva ovarica e la qualità dell’ovulazione.

Altro esame a cui la donna deve sottoporsi è la valutazione dell’apertura delle tube (pervietà tubarica). Questa permette di studiare la sede in cui avviene l’incontro della cellula uovo e dello spermatozoo (fecondazione), e nello stesso tempo la morfologia della cavità uterina, sede dove avverrà successivamente l’impianto dell’embrione.

L’infertilità tubarica, causata da una chiusura di entrambe le tube che rende impossibile quindi un concepimento spontaneo, rappresenta meno del 10% delle cause di infertilità, ma la diagnosi è molto importante perché permette di indirizzare subito la coppia ad un centro di PMA (procreazione medicalmente assistita). Talvolta le tube possono essere “riaperte” mediante laparoscopia, ma non bisogna trascurare l’aumentato rischio di gravidanza extrauterina tubarica successivo all’intervento.

Una donna non può accorgersi di avere le tube chiuse, poiché non ci sono sintomi particolari relativi a questa condizione, ma ci sono dei fattori di rischio che possono farla sospettare.

Pregresse infezioni pelviche, soprattutto causate da Clamidia e Micoplasmi, o l’endometriosi sono entrambe possibili cause di chiusura tubarica. Anche possibili aderenze da interventi chirurgici pregressi o precedenti gravidanze extrauterine possono aver compromesso la normale morfologia e funzionalità di quella tuba.

Altro possibile ostacolo al concepimento di un figlio è rappresentato dalla presenza di malformazioni uterine congenite o acquisite, che non possono aver dato segno di sé in precedenza e possono contribuire a ridurre la fertilità o ad aumentare l’abortività spontanea, come la presenza di un utero bicorne, unicorne, o la presenza di setti.

Esame delle tube: isterosalpingografia o isterosonografia?

Gli esami strumentali che attualmente permettono di valutare contemporaneamente la morfologia interna dell’utero ed il decorso delle tube sono due: l’isterosalpingografia e l’isterosonografia.

L’indicazione ad eseguire uno dei due esami è principalmente quella di infertilità primaria; siamo di fronte ad una donna che non è mai rimasta incinta, il che può far sospettare una chiusura delle tube.

Nei casi di infertilità secondaria o di abortività ripetuta pregresse, questi esami permettono di valutare più che la pervietà tubarica, la presenza di alterazioni nella cavità uterina, poiché si presume che, essendoci stata una gravidanza, almeno una tuba debba essere aperta.

L’isterosalpingografia è senz’altro l’esame “storico” a cui sono state sottoposte migliaia di donne e a cui attualmente ancora vengono sottoposte, essendo in merito l’indagine più conosciuta anche dagli stessi medici.

Si tratta di un esame radiologico, piuttosto invasivo, che prevede l’inserimento di un piccolo catetere attraverso il collo dell’utero, mediante il quale viene iniettato un mezzo di contrasto iodato, che opacizza utero e tube, permettendo di valutarne la forma ed il decorso con delle lastre seriate. Si utilizzano quindi raggi X e l’esame deve essere condotto in una struttura che disponga di una radiologia – di solito una struttura ospedaliera.

In presenza di malformazioni uterine o di chiusura tubarica, il contrasto non riesce a passare e dalla lastra si vede la mancata opacizzazione in quel determinato punto.

Per poter fare l’esame, alcuni centri richiedono prima un tampone cervico-vaginale negativo, per escludere un’infezione in corso, che con l’esame potrebbe venir trasmessa alle vie più alte. Altri richiedono un test di gravidanza negativo o fissano l’esame nei primi giorni del ciclo, in modo tale da essere sicuri che non ci sia una gravidanza in atto, che rischierebbe di essere interrotta dal mezzo di contrasto, peraltro tossico per lo stesso embrione. Ecco perché viene quindi sconsigliato di cercare un figlio per tutto il mese in cui si fa l’esame.

 Alcune donne poi possono risultare allergiche al contrasto utilizzato e non si possono pertanto sottoporre a questo tipo di esame.

Di più recente introduzione nella pratica clinica, la sonoisterografia rappresenta oggi una valida alternativa all’isterosalpingografia.

L’esame consiste nell’iniettare, sempre tramite un piccolo catetere intracervicale, della soluzione fisiologica mista ad aria al posto del mezzo di contrasto, il cui passaggio permette di valutare mediante ecografia transvaginale sia la presenza di difetti uterini che l’apertura delle tube. La soluzione fisiologica infatti si accumula a fine esame nel peritoneo se le tube sono aperte, viceversa, se non si vede la presenza di questa falda liquida, si deduce facilmente l’esistenza di un problema di chiusura tubarica.

La sonoisterografia non è un esame invasivo né doloroso e viene eseguito normalmente in ambulatorio, poiché vengono utilizzati gli ultrasuoni dell’ecografo, quindi la donna non necessariamente si deve rivolgere ad una struttura ospedaliera. Non sono necessarie sedazione né preparazione alcuna. È un esame che dura pochi minuti e permette alla donna di recarsi in ambulatorio da sola, potendo poi far ritorno a domicilio senza essere accompagnata da nessuno. Non vengono somministrati farmaci e non ci sono rischi di infezione. Possiamo dire che è come fare un’ecografia transvaginale un po' più approfondita.

È sempre meglio eseguire l’esame nella prima fase (o nella prima metà) del ciclo, qualche giorno dopo la fine del flusso mestruale, per consentire una migliore visualizzazione, anche se l’utilizzo della soluzione fisiologica non comporta rischi né per una gravidanza in atto, né di tossicità per l’embrione.

La coppia può pertanto cercare una gravidanza da subito, a partire dallo stesso giorno dell’esame; la soluzione fisiologica introdotta infatti fuoriesce dalla vagina praticamente da sola e non si accumula nell’organismo.

Nello stesso tempo, contrariamente a quanto accade per il mezzo di contrasto, è praticamente impossibile sviluppare reazioni allergiche alla soluzione fisiologica, trattandosi di acqua e sale, elementi di cui noi stessi siamo fatti.

Ma allora come scegliere di sottoporsi ad un esame piuttosto che all’altro? Se i risultati ottenuti fossero davvero gli stessi, e di fronte ad un minor fastidio per la stessa donna, non ci sarebbe alcun dubbio a fare soltanto la sonoisterografia

L’esecuzione della sonoisterografia richiede una maggior manualità ed interpretazione ed è quindi operatore dipendente; è un esame dinamico e non riproducibile, contrariamente all’isterosalpingografia, spesso richiede tempi di esecuzione più lunghi in termini di prenotazione e ricerca di specialisti in grado di eseguirla.

Ma senza farsi prendere dal panico, la scelta finale spetta al ginecologo curante che, a seconda del caso da gestire e dei centri specialistici a cui poter indirizzare, saprà consigliare di volta in volta l’esame più idoneo per la sua paziente.

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