La colposcopia è un esame fondamentale in ginecologia: non è dolorosa, ha un costo contenuto e può dare risultati utili per trattare diversi problemi
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Cos’è la colposcopia? Il termine colposcopia deriva dal greco (scopeo = osservare colpo = vagina) ed è un esame endoscopico (osservazione interna) che consiste nell’analisi visiva della vagina e del collo dell’utero con uno strumento ottico, chiamato appunto colposcopio.
Lo stesso strumento viene utilizzato anche per visualizzare i genitali esterni, la vulva. In questo caso l’esame prende il nome di vulvoscopia. In genere i due esami vengono fatti contemporaneamente in ambulatorio.
L’apparecchiatura è una sorta di microscopio - binoculare o monoculare - fornito di luce, che permette una visione a ingrandimento dei genitali femminili da 6 a 40 volte. Durante l’esame lo strumento non viene introdotto all’interno del corpo femminile ma rimane all’esterno permettendo solo una visione ingrandita dell’apparato del tutto indolore.
A cosa serve la colposcopia?
La colposcopia non è un esame di screening a cui sottoporre indifferentemente tutte le donne, come invece avviene per il pap test, ma è un esame di II livello, eseguito per diagnosticare precocemente le lesioni precancerose del collo dell’utero e quindi richiesto dal medico specialista.
Ma non è il solo caso. La colposcopia viene comunque utilizzata tutte le volte che si vogliono osservare attentamente i genitali femminili. Le principali indicazioni all’esecuzione della vulvo-colposcopia si possono così riassumere:
- La presenza di un pap test anomalo, che suggerisca la presenza di un’infezione da HPV, il virus del papilloma umano, responsabile del tumore del collo dell’utero e della vagina (le sigle che appaiono al pap test possono essere presenza di HPV, ASCUS, AGUS, L-SIL, H-SIL)
- la presenza di verruche genitali o condilomi
- il sospetto di altre malattie sessualmente trasmesse, come la sifilide, che si manifesta con lesioni ulcerate dei genitali
- la presenza di perdite di sangue atipiche, per esempio tra un ciclo e l’altro o dopo rapporto sessuale
- il riscontro durante la visita ginecologica di lesioni come polipi, fibromi, cisti a carico della vulva, della vagina o del collo dell’utero
- la presenza di prurito e bruciore vulvare persistente (in questo caso si fa più la vulvoscopia se il fastidio è solo esterno) o di lesioni cutanee, per escludere malattie della pelle come il lichen o altre dermatologiche.
Come viene fatta una colposcopia?
L’esame viene eseguito in posizione ginecologica (gambe divaricate poggiate sui sostegni del lettino del medico). La visione dei genitali esterni non prevede nessuna manovra, mentre per vedere vagina e collo dell’utero va prima inserito lo speculum, il divaricatore comunemente utilizzato anche per l’esecuzione del pap test.
Pap test, quando farlo e a cosa serve?
LeggiViene fatta una valutazione preliminare dei tessuti, poi vengono applicati dei reagenti chimici con un batuffolo di cotone (acido acetico prima e soluzione di Lugol poi). Dopo alcuni secondi viene rifatta la valutazione al microscopio per capire come i tessuti sono cambiati dopo l’applicazione del colorante.
Le zone colpite dall’HPV diventano bianche dopo l’applicazione di acido acetico e non fissano la colorazione marrone di Lugol, rimanendo quindi più chiare. Sono così facilmente visibili nella loro estensione ed è possibile eseguire una biopsia mirata qualora lo specialista ne ritenga il caso, per avere una conferma istologica.
Quanto dura la colposcopia e come ci si prepara all’esame?
Dai 10 ai 30 minuti, a seconda del quadro clinico che si ha davanti. Dura meno se si deve solo osservare, dura di più se insieme si procede anche a una biopsia.
Come ci si prepara a una colposcopia? Non ci sono preparazioni particolari, poiché l’esame è indolore. Tuttavia, è richiesta un’astensione dai rapporti sessuali e l’uso di ovuli o creme vaginali nelle 48 ore precedenti l’esame. Questo per non interferire con i risultati e le evidenze.
Allo stesso modo, non si esegue l’esame nei giorni della mestruazione, poiché la presenza del sangue limita la visione del colposcopio e quindi potrebbe interferire con una corretta diagnosi. Anche la presenza di una forte infezione vaginale con perdite abbondanti dovrebbe far rimandare l’esame.
La gravidanza non rappresenta invece una controindicazione all’esame, poiché si può eseguire con assoluta tranquillità: basta dirlo al ginecologo prima dell’esecuzione della colposcopia.
Vanno comunicate assolutamente allergie al lattice, allo iodio e a farmaci vari, tra questi ad esempio gli anestetici locali, sostanze che potrebbero essere usate prima di fare una biopsia.
Va sempre portato l’esito dell’ultimo pap test, soprattutto se anomalo.
Ci sono rischi e complicanze?
Non ci sono rischi o complicanze, poiché si tratta di un esame veloce e sicuro. La donna può tranquillamente recarsi a casa da sola e anche guidare dopo aver fatto l’esame. È possibile che ci siano a fine esame delle perdite di sangue, in genere scarse, anche se si dovesse fare una biopsia, quindi è bene che la donna porti con sé un salvaslip.
Non è invece necessaria la somministrazione di antidolorifici, come si fa in genere dopo essere state dal dentista. La profilassi antibiotica è riservata solo a pochi casi su indicazione medica specifica.
Quanto costa la colposcopia?
La colposcopia ha un costo variabile a seconda che la prestazione sia erogata con il servizio sanitario nazionale o in regime privato. Nel primo caso il costo dell’esame ed un’eventuale biopsia con esame istologico si aggira sui 70 euro, mentre privatamente i costi sono raddoppiati, subendo notevoli variazioni in base all’esame istologico da fare.
L’esame viene eseguito in genere in ambulatorio presso un ospedale, o in alcuni centri privati che abbiano il colposcopio.
Quali sono i risultati di una colposcopia?
Con la colposcopia ci sono diverse zone messe sotto osservazione. Con questo esame ci si pone l’obiettivo di valutare il rivestimento (epitelio) del collo dell’utero che aggetta in vagina (esocervice) e delle pareti vaginali, quello che riveste l’interno del collo dell’utero (endocervice) fin dove possibile e soprattutto il punto di passaggio esterno-interno del collo uterino (giunzione squamo colonnare), dove si localizzano più frequentemente le lesioni tumorali: viene quindi ritenuto insoddisfacente l’esame colposcopio che non riesce a valutare questa zona, in genere perché troppo interna nel canale cervicale.
Questo può avvenire in diversi casi, e non necessariamente per una patologia. Si può verificare nella donna in menopausa o che non ha partorito per la presenza di un collo troppo stretto e chiuso o nella donna che ha subito interventi nel passato e che quindi presenta cicatrici.
Vengono poi cercate nei tessuti eventuali lesioni suggestive per infezione virale da HPV che, come abbiamo visto, reagiscono in modo tipico alle colorazioni applicate.
L’individuazione di tali lesioni è una premessa indispensabile per poter effettuare una biopsia mirata, non sempre necessaria, e per valutare successivamente le terapie del caso.
Per consentire una omogeneità di interpretazione, i risultati dell’esame vengono descritti secondo una classificazione internazionale condivisa e continuamente aggiornata, e riportati su una apposita scheda che comprende anche un disegno del collo dell’utero, sul quale si può meglio raffigurare la lesione riscontrata.
Se la colposcopia è negativa, ovvero non sono state rilevate lesioni e l’esame è risultato soddisfacente, si vedrà la sigla NTZ che significa la presenza della zona di trasformazione (cioè della giunzione squamo colonnare) normale.
In presenza di alterazioni invece apparirà sul referto la sigla ANTZ cioè zona di trasformazione anormale, con la successiva classificazione in gradi da 0 a 2 a seconda delle caratteristiche della lesione riscontrata.
La presenza di verruche viene definita come condiloma tosi.
Cosa fare se la colposcopia fosse anomala?
Se l’esame dovesse evidenziare delle lesioni precancerose, confermate dalla biopsia, che permette di valutare direttamente il tessuto prelevato, la donna verrà sottoposta in un tempo successivo al trattamento, che consiste nel rimuovere con diverse tecniche la parte di tessuto malata, sempre in ambulatorio in anestesia locale e sotto controllo colposcopio.