Se sei entrata in menopausa da qualche anno ma stai notando delle perdite ematiche, scopri le possibili cause e quando rivolgerti al ginecologo
In questo articolo:
Possono tornare le mestruazioni in menopausa? La risposta è no, ma per poter capire meglio cosa ci succede in questa fase della vita femminile dobbiamo definire e comprendere il significato di menopausa, che rappresenta il momento in cui scompaiono definitivamente le mestruazioni perché l’ovaio non ovula più.
Ma facciamo un passo indietro, perché per capire cosa avviene veramente dobbiamo comprendere come funziona il corpo femminile, infatti dalla pubertà in poi per tutta la vita fertile le ovaie femminili sono teatro ogni mese della selezione e della maturazione di un ovulo, nel giro di 14 giorni un ovulo selezionato tra le migliaia presenti nelle due ovaie viene nutrito grazie allo stimolo ormonale e arriva a maturazione. Dopo di che viene liberato attraverso un processo denominato ovulazione e reso disponibile ad una eventuale fecondazione, questo processo viene denominato ciclo ovarico. Contemporaneamente l’utero si organizza per preparare al suo interno un cuscinetto di vasi sanguigni e cellule che possa accogliere l’eventuale embrione, per fare questo segue gli stimoli ormonali che gli giungono da ovaio ed ipofisi e organizza l’endometrio, questo processo è denominato ciclo uterino.
Se non avviene fecondazione l’ovulo viene eliminato e l’utero si prende i 14 giorni successivi per organizzarsi ad eliminare il materiale preparato per l’annidamento sotto forma di mestruazione, dando così fine al ciclo ovarico ed uterino che ha durata variabile tra i 25 e 35 giorni.
Nella parte più avanzata della vita fertile questo processo può diventare meno efficace, le ovulazioni possono essere meno potenti o assenti e la seconda fase del ciclo può presentarsi di lunghezza variabile e dare origine a flussi mestruali scarsi e prolungati o abbondanti e irregolari.
Menopausa e premenopausa
Quando questa irregolarità si prolunga e si intervalla a momenti di amenorrea, cioè assenza di flussi, o di emorragia, si entra nella fase denominata premenopausa, fino al momento in cui i flussi mestruali cesseranno del tutto dando inizio alla menopausa vera e propria.
Per definire e diagnosticare l’inizio della menopausa è necessario attendere sei mesi di assenza di flussi e verificare tramite esami ematochimici l’aumento dell’FSH e il decremento dell’estradiolo.
Mestruazioni in menopausa dopo due anni (o meno)
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LeggiNonostante tale diagnosi è possibile che nei primi due anni di menopausa si verifichino dei sanguinamenti che non verranno più definiti mestruazioni poiché non ne avranno più la valenza non essendo collegati ad un ciclo ovarico vero e proprio, ma verranno denominati perdite ematiche atipiche in post menopausa; dopo i primi anni, ci si aspetta che il nuovo equilibrio ormonale si sia consolidato e le perdite ematiche atipiche non si presentino più.
Perché sottolineare questa differenza? Perché il significato delle perdite di sangue in menopausa è molto variabile, va dal fisiologico sbalzo ormonale fino al carcinoma dell’endometrio, è quindi prudente prestare sempre un’attenzione particolare a questo sintomo che non deve essere mai sottovalutato.
Ma come mai se la perdita di sangue è collegata al ciclo ovarico non è un sintomo preoccupante e se ne è svincolata invece sì? Anche qui bisogna prendere una lente di ingrandimento e andare a vedere più da vicino cosa succede all’endometrio femminile durante il ciclo ovarico.
Abbiamo detto che durante il ciclo ormonale ovarico l’utero lavora per creare un cuscinetto di cellule e vasi sanguigni, l’endometrio, che sia pronto ad accogliere l’eventuale embrione. Per fare ciò gli estrogeni prodotti dall’ovaio fanno proliferare, quindi moltiplicare, le cellule dell’endometrio e tutti i suoi vasi, poi nella fase di post ovulazione l’ovaio produce progesterone che “mette ordine” in tutto questo moltiplicarsi di cellule frenandone la replicazione e preparandole, in caso di mancata fecondazione, per essere eliminate. Quando questo secondo ormone regolatore non viene prodotto la proliferazione dell’endometrio è disordinata e fuori controllo e, nel corpo, quando le cellule si moltiplicano senza controllo possono sbagliare qualche sequenza di copiatura del DNA, e questo può dare origine ad alterazione del tessuto in esame fino a generare polipi, formazioni più frequentemente benigne, ma fastidiose, o ad una proliferazione tumorale.
In tutti i cicli della premenopausa in cui non avviene ovulazione, accade che la spinta degli estrogeni non sia bilanciata dal progesterone e le perdite di sangue siano dovute a fluttuazioni degli estrogeni, se questo si prolunga è bene fare dei controlli in modo che il ginecologo possa valutare l’equilibrio ormonale e, se necessario, sostenerlo con rimedi che possono spaziare dalla terapia ormonale alla fitoterapia all’omeopatia a seconda della necessità. A maggior ragione dopo la menopausa, quando ci si aspetta che l’attività ovarica sia completamente spenta, avere uno stimolo estrogenico non compensato può generare dei rischi, questo accade facilmente in pazienti in sovrappeso poiché il tessuto adiposo produce proprio estrogeni, e può essere l’origine di tale stimolo disordinato; allo stesso modo ci sono altri organi che producono o trasformano gli ormoni dando origine ad una presenza di estrogeni che va monitorata.
Il sanguinamento diviene quindi un segno molto importante, da non sottovalutare.
Mestruazioni in menopausa dopo cinque anni (o più)
Vi sono anche casi in cui tale sanguinamento accade in età avanzata e più distante dall’inizio della menopausa, più sarà lontana in termini di tempo la perdita di sangue meno sarà giustificata e quindi a maggior ragione da indagare.
Cosa fare? Sicuramente le perdite ematiche atipiche sono un sintomo da riferire al ginecologo, questi in primo luogo procederà ad una visita ginecologica che escluda che il sanguinamento derivi ad esempio da un problema vaginale, un polipo cervicale, atrofia o lesioni della parete vaginale, e non uterino. In sede di visita si può procedere anche al pap test per escludere patologie della cervice uterina. In secondo luogo, si procederà ad un’ecografia transvaginale che aiuti a valutare l’endometrio, nel caso ci sia un polipo o una formazione endometriale la causa delle perdite sarà presto scoperta, in caso invece non ci siano segni particolari all’interno dell’utero si dovrà procede con ulteriori indagini.
Un primo approfondimento è l’isterosonografia, un esame relativamente semplice e poco invasivo che può dare importanti informazioni sulla reale presenza di un polipo, o di un mioma cavitario, e aiutare a distinguere queste formazioni da un ispessimento endometriale.
Il grado successivo di diagnostica si esegue con l’isteroscopia, un esame che viene attuato con l’inserimento di una fibra ottica nella cavità endometriale e la raccolta di biopsie dell’endometrio che permettano di eseguire un esame istologico capace di valutare se la proliferazione in atto sta provocando danni al tessuto endometriale oppure no.
Accanto a questi esami che vanno a studiare il sintomo da vicino, è utile sottoporsi ad esami ormonali che svelino eventuali fluttuazioni alla base del disturbo.
Alla luce di tutto questo la cosa importante è che le donne in menopausa, soprattutto dopo i primi due anni dalla diagnosi, si svincolino dal concetto di mestruazione, e non leggano più la perdita di sangue come perdita mestruale, che ha significato tranquillizzante e fisiologico, ma entrino nell’ottica che una volta che il processo di menopausa ha inizio rimane costante, perciò le perdite di sangue devono rientrare tra i sintomi di allerta che hanno per tutti gli altri organi. Se la perdita di sangue viene segnalata tempestivamente, e ne viene compresa e valutata la causa, le alterazioni possono essere tranquillamente gestite con terapie adeguate, di tipo farmacologico o chirurgico, o anche con la semplice osservazione nel tempo.
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